TERAMO – Sarà paradossale, e non piacerà agli ambientalisti, ma è così: il polverone sollevato da Strada dei Parchi, con la sua minaccia di chiudere il Traforo del Gran Sasso dal 19 maggio, sulla base di un supposto rischio di reiterazione del reato di inquinamento ambientale, ha fatto sì che qualcosa si muovesse, a due anni dall’ultimo incidente che ha inciso sul sistema acqua del Gran Sasso.
Lo si capisce al termIne di una giornata di fibrillazione per il territorio teramano, riunito in assemblea in Provincia, quando il Ministero delle Infrastrutture fa sapere che, d’intesa con Palazzo Chigi, "valuta positivamente l’ipotesi di dare una risposta circa il tema del rischio idrogeologico del Gran Sasso attraverso il decreto sblocca-cantieri". Sarà dunque nominato il Commissario straordinario chiesto dalla giunta regionale abruzzese, che dovrà far fronte, in particolare, "alla progettazione e realizzazione degli interventi per la messa in sicurezza del sistema idrico".
Al momento non è però chiaro se con esso arriverà anche l’assegnazione dei fondi necessari per la messa in sicurezza, calcolati in circa 170 milioni di euro dalla stessa Strada dei Parchi. Ma sembrerebbe conseguenza logica. Ricordiamo che il decreto ‘sblocca-cantieri’ sta seguendo il suo percorso parlamentare verso la conversione in legge, il cui termine ultimo è fissato al 17 giugno prossimo.